Ben più consistente va diventando invece l’opposizione industriale inglese alla supremazia delle nostre macchine nella 250 cc. . Supremazia che anche quest’anno le Moto Guzzi hanno espresso con un mirabile esempio, poiché pur contenendo abbastanza agevolmente le velleità delle avversarie di varia marca hanno saputo valorizzare la loro settima vittoria nel TT 250 col netto miglioramento dei precedenti records sul giro e sulla distanza che esse stesse avevano stabilito lo scorso anni.
Delle 31 macchine partenti,9 erano Moto Guzzi ma solamente tre quelle “ufficiali”, le “Gambalunghino” ultima edizione ma sempre col motore monoalbero a due valvole, di Anderson, Lorenzetti e Ruffo: un quarto esemplare era stato concesso a Maurice Cann due volte vincitore del TT con le macchine di Mandello; le altre erano le “Gambalunghino” dello scorso anno di Lawton e Barret, e le “Albatros” di Wheeler, Billington e Maddrik, tutte iscritte dai rispettivi proprietari, compresa quella di Cann.
In campo avverso, erano da tener d’occhio la Velocette “ufficiale” di Graham (tanto uomini!) quella di Mead e la “speciale” trasformata in bialbero e con forcella Earles di Lomas, nonché le Norton di Petty preparata dalle sapienti mani di Franci Beart; in subordine le altre Velocette e le Pike-Rudge dell’occhialuto e professorale Pike,egli stesso concorrente. Incuriosiva fra le altre una bicilindrica, la R.E.G. con cilindri verticali affiancati, doppio asse delle camme in testa comandato a catena, sul tipo della germanica Korex vista a Sanremo e a Berna; ma poi ha fatto un sol giro ad andatura alquanto modesta.
Orbene, i piloti delle Moto Guzzi ufficiali, dando un calcio alla prudenza e fors’anche ai preordinati piani strategici dell’ing. Carcano che dirigeva le operazioni, si sono dati frenetica battaglia le cui alterne vicende sono espresse dal diagramma della corsa; nel primo Anderson ha avuto la meglio dinanzi al cronometrico Lorenzetti ed al neofita Ruffo, mentre Graham inseriva la sua Velocette al quarto posto dinanzi alle Moto Guzzi del “privati”; poi nel secondo e terzo giro l’indemoniato Ruffo, presa confidenza col percorso ed insofferente di indugi (mi verzo tuto!, io apro tutto) scatenava in pieno le sue risorse balzando al comando e, col tempo record di 26’ 42”,lo rinsaldava anche nel terzo giro lasciando Anderson a 20” e Lorenzetti a 52”; fu allora che allarmato dell’eccessivo spirito combattivo dei suoi piloti, l’ing. Carcano segnalava l’ordine di rallentare; ma mentre Anderson e Lorenzetti non se ne davano per inteso sotto la pressione di un Lawton in vena di prodezze, ed anzi acceleravano i tempi, Ruffo dava una interpretazione del tutto personale all’ordine, tanto personale da indurlo a compiere l’ultimo giro alla più sconcertante andatura turistica, così da impiegarvi quasi quattro minuti in più del consueto, col bel risultato di finire dal primo al sesto posto addirittura.
E questo, proprio mentre Anderson, Lorenzetti e Lawton tiravan dentro a tutto spiano, tanto da segnare il loro miglior tempo sul giro, sfiorando tutti i record di Ruffo che Lawton solo per un attimo non uguagliava. Dalla furibonda e alquanto….. scomposta battaglia usciva vittorioso Anderson, che così incastonava nel suo serto di allori la fulgida gemma del TT che ancora gli mancava.
Complimenti al bravo e simpatico Anderson, ma Lorenzetti non gli è stato da meno, e forse deve il suo secondo posto al fatto di essere stato nei primi tre giri troppo ossequiente ai piani strategici di tavolino. Dal canto suo Ruffo ha letteralmente entusiasmato i freddi tecnici inglesi ed i flemmatici spettatori, che forse ancora adesso non sanno spiegarsi le ragioni della sua…..discrezione dell’ultimo giro.
Tre macchine, con due “ufficiali”, ai primi tre posti, ed i records precedenti largamente battuti da Anderson, Lorenzetti e Lawton; quello sul giro dagli stessi oltre che dal nuovo primatista Ruffo. Altamente meritevole la prestazione di Graham finito al quarto posto con la Velocette che, sia pure col concorso della grandissima classe del suo pilota, ha dimostrato di essere in evidente progresso, confermato anche dalla buona classifica della macchina di Mead.
Inferiore all’attesa la prova di Cann, per altro alle prese con qualche inconveniente di macchina e sfortunatissimo Wheeler, che per un guasto nel corso dell’ultimo giro ha dovuto spingere la macchina a mano, giungendo al traguardo sfinito dallo sforzo, perdendo parecchie posizioni.